Mira Calligraphiae Monumenta, il più bel manoscritto del Rinascimento

Uno straordinario connubio tra scrittura e pittura naturalistica; un manoscritto rinascimentale unico nel suo genere che mostra una varietà di stili calligrafici senza eguali

Un piccolo capolavoro

Copertina in pelle di un libro antico

Supporto pergamenaceo;
Inchiostro oro, argento e nero;
Per le miniature: colori a tempera e acquarelli;
129 pagine scritte tra il 1561 e il 1562;
Miniature eseguite tra il 1591 e il 1596;
Lingua: latino;
Dimensioni cm 12,4×16,6

L’autore di questo piccolo ma impressionante capolavoro calligrafico è Georg Bocskay. Piccolo lo è soltanto per la dimensione in quanto misura poco più di 12×16 cm.
È un volume unico nel suo genere, gli stili di scrittura che si possono ammirare su ogni pagina sono coraggiosi, audaci e straordinariamente creativi per gli standard dell’epoca.

Sfogliando questo libro, si nota immediatamente la magia della scrittura, non le parole stesse. I testi hanno un’armonia compositiva straordinaria e l’impaginazione lo è altrettanto, sottolineando il fatto che questo volume non era destinato ad essere letto ma piuttosto ad essere apprezzato artisticamente.

La scrittura diviene così la traccia della mano in movimento e così facendo conferisce un nuovo senso di vita alla pagina scritta. La tangibilità, lo splendore e la permanenza delle forme più antiche delle lettere, contribuiscono a trasmettere l’autorità della parola scritta sottolineando la sua trascendenza fisica sui suoi lettori mortali e il suo legame con fonti di potere sia divino che terrestre.

Getty Museum

Bocskay esegue perfettamente uno stile e poi lo rimaneggia con disinvoltura, a volte arricchendolo con tratti decorativi, altre con tratti spezzettati, traslati, arricciati, inclinandolo a destra e a sinistra, tracciandolo specularmente reinventandolo ogni volta pur mantenendo, in ogni caso, una raffinatezza senza eguali.

Le scritture predominanti sono tre, molte delle quali, come detto, rivisitate alla sua maniera: la Cancelleresca in tutte le sue varianti (ritroviamo gli alfabeti dell’Arrighi, del Tagliente, del Palatino, la variante spagnola, fino ad arrivare alla scrittura cresciana); poi ci sono delle splendide pagine in Antiqua Umanistica e altre in scrittura gotica, per lo più Rotunda (scrittura gotica in uso in Italia) ma ritroviamo anche splendide pagine in Lettera Bollatica, Lettera Imperiale, Mercantesca, ecc.

La maestria di Bocskay emerge da ogni singola pagina del manoscritto attraverso i molteplici stili eseguiti con estrema accuratezza, come già detto, l’attenzione per la composizione grafica del testo ma anche attraverso le scritture in diminuzione ossia con il corpo del carattere sempre più piccolo fino ad arrivare a delle micro-scritture che non sono leggibili nemmeno ad occhio nudo ma che, avendo a portata di mano una lente, dimostrano senza alcun dubbio, la destrezza e la padronanza degli strumenti di cui era detentore.

Moltissimi paragrafi hanno il corpo del carattere inferiore al millimetro e la penna di volatile, per quanto si possa appuntire, di certo non consente una tale sottigliezza, per cui la domanda è: che tipo di stumento utilizzava? Qualcuno ipotizza che abbia potuto adoperare l’aculeo d’istrice ma su questa ipotesi non ho trovato alcun riscontro storico.

Bocskay riuscì a completare l’intero manoscritto (129 pagine) in un anno, in un periodo in cui la stampa a caratteri mobili aveva già preso il sopravvento sulla scrittura manuale ma proprio per questo motivo il lavoro dello scriba era considerato, soprattutto dagli intellettuali e dalla nobiltà, ancora più prezioso. Era il 1562, a Vienna, presso la corte di Ferdinando I e con questa opera Bocskay consolidò la sua notorietà di calligrafo elevando la sua fama in tutta l’Europa centrale.

Georg Bocskay (Croazia 1510 ca. – Ungheria 1575)
è nato a Razinia, situata nell’odierna Croazia ma all’epoca appartenente all’Ungheria. Sebbene la data di nascita sia sconosciuta, gli storici ritengono che sia nato intorno al 1510. È l’erede di una nobile famiglia ungherese e per un breve periodo cercò di seguire le orme familiari ma presto le sue abilità calligrafiche lo portarono a prestare servizio presso la Camera Reale Ungherese come scriba e segretario imperiale.

Ma la storia del manoscritto non finisce qui…

Nel 1575 Bocskay muore, preceduto da Ferdinando I, a cui succedono il primogenito Massimiliano II e in seguito il nipote Rodolfo II. Quest’ultimo nel 1591, ossia dopo ben 30 anni, decide di far decorare il Mira calligraphiae Monumenta da quello che oggi viene considerato come l’ultimo, grande miniaturista.

A quel tempo le miniature medievali cominciavano a lasciare il passo alla pittura rinascimentale anche perché i manoscritti diventano sempre più rari in virtù della diffusione della stampa a caratteri mobili.
Stiamo parlando di Joris Hoefnagel, artista fiammingo, stampatore, cartografo, il quale lavorò sul manoscritto dal 1591 al 1596 decorando le pagine con minuziose opere a carattere naturalistico tra cui frutta, fiori, insetti e anfibi realizzando dei piccoli trompe-l’oeil e un sapiente uso dell’ombreggiatura.

Joris Hoefnagel (Fiammingo/Ungherese, 1542-1600)
L’artista autodidatta Joris Hoefnagel è stato una figura fondamentale nella storia dell’arte olandese, sia come ultimo importante miniatore fiammingo di manoscritti sia come uno dei primi artisti a lavorare sul nuovo genere della natura morta. Un vero uomo del Rinascimento, Hoefnagel scriveva poesie latine, padroneggiava diverse lingue, suonava una varietà di strumenti musicali e vendeva disegni, oltre a realizzare disegni topografici, mappe, dipinti ad olio e miniature.
Nato da ricchi genitori mercanti, Hoefnagel viaggiò in Inghilterra, Francia e Spagna in gioventù, registrando le sue esperienze in disegni topografici. Questi sono stati successivamente utilizzati come modelli per un atlante in sei volumi. Nell’autunno del 1577, dopo che le truppe spagnole avevano invaso Anversa, Hoefnagel viaggiò verso sud con il cartografo Abraham Ortelius. Durante questo viaggio, Alberto V, duca di Baviera, assunse Hoefnagel come artista di corte. Fu in questo periodo che Hoefnagel completò la sua prima opera importante, un libro in più volumi di miniature di storia naturale. Nel 1591, Hoefnagel fu nominato artista di corte dall’imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II, un collezionista noto non solo per la sua arte ma per la sua Kunstkammer, o gabinetto delle curiosità e che gli commissionò, tra gli altri, la decorazione del Mira Calligraphiae Monumenta.

La cosa straordinaria è che nonostante i due artisti non si siano mai incontrati, quest’opera sembra essere, invece, il frutto di una attenta progettazione, tanta è la cura con cui Hoefnagel dispone l’inserimento delle sue meravigliose pitture, riempendo gli spazi con un tale equilibrio, quasi a voler accarezzare i testi manoscritti senza mai sopraffarli.

Oltre alle illustrazioni di frutta, fiori e insetti, Hoefnagel ha aggiunto al manoscritto una sezione, riccamente decorata con simboli, elementi animali e vegetali, maschere fantastiche e numerosi riferimenti biblici, sulla costruzione di tutte le lettere della Capitale Romana e della minuscola gotica.

Mira Calligraphiae Monumenta dal 1986 fa parte della collezione del Getty Museum di Los Angeles (California) che lo ha generosamente messo a disposizione del pubblico anche in versione digitalizzata per ammirare la magistrale abilità artistica dei due autori. I file, sono disponibili in tre formati di cui uno ad alta risoluzione e in grande formato e quindi stampabile.


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2 pensieri su “Mira Calligraphiae Monumenta, il più bel manoscritto del Rinascimento

  1. Un capolavoro di miniatura , un gioiello di articolo
    Cara Anna Lei scrive come Lui cesellava
    Un doppio piacere

    1. Grazie del complimento! Sono molto felice che le sia piaciuto, per me è un piacere poter condividere tanta bellezza

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