Monotipo botanico ad acquarello: la tecnica

Guida pratica per realizzare un monotipo botanico ad acquarello. Una tecnica affascinante quanto imprevedibile ma capace di regalare grandi soddisfazioni

Una guida utile per poter sperimentare questa tecnica

È nata tanta curiosità intorno ad alcuni piccoli lavori che ho pubblicato tempo fa su questo argomento. Sarà per il nome, per l’esito quasi tridimensionale o forse perché si utilizzano matrici naturali?
Il nome di questa tecnica in effetti è un po’ altisonante, può risultare familiare e allo stesso tempo incongruente per chi mastica incisione d’arte ma per molti non ha alcun senso.
Mi avete chiesto notizie, spiegazioni e riferimenti per cui ho deciso di redigere questa piccola guida in modo che possiate sperimentare voi stessi questo metodo. Qui potete vedere altri lavori eseguiti con questa tecnica.

Monotipi botanici ad acquarello

Cominciamo proprio dal nome: cos’é un monotipo?

Il monotipo è una tecnica ibrida che unisce la pittura alla stampa calcografica. L’origine di questa parola deriva dal greco monos (uno) e typos (stampo, impronta, matrice) e sta ad indicare l’unicità della stampa.

Perché si parla di stampa?

Si parla di stampa perché di fatto si dipinge su una lastra che diventa dunque la matrice da cui si trasferirà l’immagine dipinta.

La stampa monotipo

Il monotipo si dipinge direttamente su una superficie che può essere di vetro, plexiglass, metallo o addirittura di cartone, con inchiostri da stampa o colori ad olio.
Sulla matrice dipinta viene successivamente appoggiato un foglio, sul quale verrà trasferita l’immagine, attraverso una pressione esercitata manualmente o con l’ausilio di un cucchiaio oppure con un torchio.
L’opera finale dunque, è un’immagine invertita, rispetto a quella dipinta, ottenuta mediante trasferimento.

Il Monotipo è una tecnica di stampa d’arte inventata da Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto (Genova 1609 – Mantova 1665), incisore e pittore. Il suo modo di incidere alla pittoresca, la luminosità delle sue composizioni e il suo interpretare la tecnica, lo collocano fra gli acquafortisti più significativi del Seicento. A lui va attribuito il merito di essere stato tra i primi ad intendere l’incisione un’opera d’arte autonoma e non più di riproduzione com’era generalmente in uso a quel tempo.

Il monotipo ad acquarello

Per eseguire un monotipo ad acquarello si utilizza una matrice in plexiglass opportunamente trattata con carte abrasive per rendere la superficie volutamente irregolare in modo che i colori acquosi abbiano una maggiore stabilità.
L’opera finale è il soggetto dipinto ottenuto tramite trasferimento.

Monotipi botanici ad acquarello

Monotipo botanico ad acquarello

Quando si parla di monotipo botanico ad acquarello si intende un’opera realizzata con acquarelli e materiale vegetale vario (fresco o essiccato) quindi foglie, fiori, ramoscelli, cortecce, ecc., che diventano, di fatto, anch’esse delle piccole matrici naturali.
L’opera finale è il risultato della nostra composizione vegetale, debitamente dipinta, ottenuta sempre tramite trasferimento ma con delle incognite in più.

Una delle caratteristiche più affascinanti, almeno per me, di questo processo è proprio l’imprevedibilità: possiamo solo intuire parzialmente quale sarà l’esito finale dell’opera e vi assicuro che il più delle volte non è mai come l’avevamo immaginata.

In tutto il processo intervengono infatti numerose componenti di imponderabilità come l’insufficiente sgrassatura della lastra di plexiglass, la quantità di colore e il relativo tempo di asciugatura, l’esito di eventuali sovrapposizioni, la capacità del materiale vegetale di trattenere colore, il grado di bagnatura della carta, la pressione esercitata durante il trasferimento.

Procedimento

Preparazione della lastra di plexiglass

La lastra di plexiglass, come già anticipato, deve essere abrasa secondo il nostro gusto, nel senso che più è irregolare e graffiata la superficie e più il colore verrà “trattenuto” da questi micro segni.

Lastra di plexiglass abrasa su entrambi i lati ma con grana differente

I colori ad acquarello

Personalmente uso esclusivamente i colori primari in quanto pur combinati tra loro, mantengono un’ottima trasparenza, vivacità e brillantezza.
Per una maggiore adesione degli acquarelli alla superficie della nostra matrice, e volendo fare sovrapposizioni di colore, possiamo aggiungere una piccolissima parte di gomma arbica* e altrettanto di fiele di bue** (di cui troverete maggiori informazioni in fondo all’articolo).

Nell’esempio in basso ho utilizzato un unico colore per il fondo (un verde piuttosto chiaro) e ho posizionato le foglie di ortica che poi ho dipinto. Come è facile intuire se usiamo la stessa tonalità di colore per dipingere anche le foglie, il risultato sarà piuttosto uniforme.

In basso potete vedere l’effetto della lastra con i colori asciutti e a lato il risultato della stampa.

Monotipo botanico ad acquarello (dettaglio)

Materiale vegetale

Per quanto riguarda il materiale vegetale, con le dovute accortezze si può utilizzare un po’ di tutto. Va da sé che i risultati dipendono innanzitutto dai passaggi che si effettuano per ottenere ciò che desideriamo e comunque se il nostro intento è ottenere un’impronta molto nitida, dobbiamo necessariamente avere del materiale morbido e flessibile che aderisca bene al nostro supporto.

Consiglio comunque di iniziare con poche foglie piuttosto grandi, fresche e morbide al tatto. Il fogliame particolarmente coriaceo infatti, difficilmente avrà una perfetta adesione alla nostra lastra e quindi al colore. Le foglie essiccate invece dovranno essere rinvenute in acqua per qualche ora, in alcuni casi con l’aggiunta di glicerina, infine sciacquate e asciugate con un panno morbido prima dell’uso.

Un’altro aspetto importante da tener conto è il verso del materiale fogliaceo: la parte più interessante di una foglia è la cosiddetta pagina inferiore, ossia il dorso perché ha il rilievo della nervatura più pronunciato e trattiene meglio il colore.

Lastra di plexiglass acquarellata e con materiale vegetale disposto in superficie

Monotipo botanico ad acquarello, asciugatura dei colori

Nel prossimo esempio ho realizzato la stampa prima che i colori si asciugassero e come potete vedere il trasferimento sulla carta è avvenuto in modo disomogeneo e a macchie ma anche questo potrebbe essere un effetto piacevole quindi il mio consiglio è: sperimentare!
Qualche giorno dopo ho eseguito un nuovo monotipo con una foglia di malva selvatica stampandolo sulla stessa carta.

Stesura del colore con posizionamento del materiale vegetale; monotipo; monotipo finale

Bagnatura della carta

Quando la lastra è perfettamente asciutta possiamo procedere con la bagnatura della carta. È estremamente importante che la carta (possibilmente composta da almeno il 50% di cotone) sia uniformemente umida. Per questo motivo va bagnata con notevole anticipo, meglio ancora se fatto la sera precedente.

Foglio di carta bagnato con l'ausilio di un pennello morbido

Nelle immagini in basso possiamo notare la differenza tra due carte diversamente umide: nel primo caso la carta è appena umida (immagine a sinistra) e, nonostante la pressione esercitata durante la fase di stampa, il colore sulla lastra è rimasto abbastanza asciutto, trasferendo un effetto puntinato e pastellato; mentre nel secondo caso, essendo la carta molto più umida, attraverso la pressione, i colori presenti sulla lastra si sono in parte “diluti” dando come risultato un effetto più sfumato.

Pressione e stampa

La carta deve risultare umida non bagnata, se dovesse risultare troppo bagnata o addirittura è visibile il velo d’acqua in superficie, occorre tamponarla con uno straccio pulito in cotone e lasciarla scoperta per un po’ di tempo.

Come potete vedere, nonostante stia usando una carta da stampa (100% cotone) da 250 gr, il colore durante il trasferimento compare anche sul retro.

Attenzione! Quando si solleva il lembo del foglio ci potrebbero essere dei micro spostamenti del materiale vegetale come nell’esempio riportato in basso.

Monotipo botanico ad acquarello, foglia di malva selvatica

La foglia di malva selvatica, delle immagini precedenti, è stata stampata dopo aver dipinto anche il dorso della foglia.
In basso possiamo vedere che togliendo la foglia dalla lastra, abbiamo la sua impronta perfettamente leggibile anche se appare molto lieve come tonalità. Procedendo con una seconda stampa otteniamo dunque un secondo monotipo molto diverso dal precedente che io chiamo controstampa adottando un termine usato in calcografia, pur non essendo perfettamente appropriato.

Monotipo botanico ad acquarello, foglia di malva selvatica; controstampa

Controstampa

Anche in questo caso bisogna tener conto del verso del materiale fogliaceo. Come già detto, la parte più interessante di una foglia è la cosiddetta pagina inferiore, ossia il dorso, e in questo caso, per ottenere un’impronta migliore, va posizionata a contatto della lastra.

Composizione vegetale mista per monotipo botanico ad acquarello e controstampa

Sovrapposizione di colori

Monotipo botanico ad acquarello, foglia di edera; controstampa su carta decorata ad acquarello

Nel prossimo esempio, una delle foglie si è accartocciata durante l’asciugatura, con molta probabilità non era stata rinvenuta a sufficienza. L’impronta infatti è solo parziale e lo possiamo vedere nell’immagine a destra. Piuttosto che rischiare di avere una foglia mossa durante la stampa, ho preferito toglierla.

La carta che ho utilizzato (in questo caso da 120 gr), è stata acquarellata (prima immagine in basso a sinistra), fatta asciugare e in seguito bagnata sul retro, come descritto in precedenza. È stata posizionata poi sul plexiglass dove erano posizionate le foglie acquarellate.

Monotipo botanico ad acquarello, stampato su carta decorata ad acquarello con velatura parziale sul fondo

Il risultato della stampa è il foglio che potete vedere a sinistra. Una volta asciutto, sono intervenuta con una velatura parziale per accentuare il contrasto tra le foglie e il fondo.

Un altro metodo che di tanto in tanto mi capita di utilizzare è quello di appoggiare un ritaglio di pellicola alimentare sopra la lastra appena dipinta. Ovviamente i tempi di asciugatura in questo caso aumentano considerevolmente ma l’effetto finale è molto particolare.

Se durante l’asciugatura si sono formate delle macchie di colore che non ci piacciono, possiamo ripulirle con l’ausilio di un bastoncino cotonato imbevuto d’acqua.

L’effetto creato dalla pellicola è ben visibile nell’immagine in alto mentre in basso ho inserito l’immagine della carta acquarellata che ho preparato precedentemente, la stampa del monotipo con alcuni dettagli e infine il taglio dell’opera.

Monotipo botanico ad acquarello, stampato su carta decorata ad acquarello con velature parziali su foglie, eseguite su carta umida immediatamente dopo la stampa

Ed eccoci alla fine anche di questo articolo, fatemi sapere come vanno le vostre sperimentazioni, mostrandomi magari i vostri monotipi e come sempre se avete qualche dubbio o richiesta, scrivetemi! Buon lavoro!

*La gomma arabica è una mucillagine vegetale che ha origine nella corteccia degli alberi. Si ricava da varie specie di acacie che si trovano in Arabia da cui prende il nome.
Può essere in forma di granuli bianchi, trasparenti, friabili o in polvere (ma si trova anche già pronta all’uso). Ha la proprietà di non rapprendersi in gelatina. Si scioglie in acqua e va preparata un giorno prima dell’utilizzo. Si utilizza come legante per acquerelli, tempere e inchiostri.

**Il fiele di bue si estrae dal fegato e dalle mucose della vescica biliare di bue o altri bovini, e si rende pronto all’utilizzo dopo un processo di raffinazione, chiarificazione e aggiunta di alcool. Ha la proprietà di sgrassare la superficie come fosse un sapone, permettendo quindi al colore una più facile adesione. Sembra inoltre che dia maggiore solidità, corpo e vivacità alle tinte, sia mescolato con i colori acquerello che passato a velatura sul dipinto ad acqua. Fissa i colori ad acquerello permettendo di applicare sopra altre mescolanze o velature. Infine favorisce la pittura ad acquerello su vetro se unito però a un po’ di glicerina e gomma arabica.



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