Carta marmorizzata, il non plus ultra della decorazione cartacea

La carta marmorizzata nasce per decorare fogli sui quali scrivere, come si usa in Oriente e in seguito comincia ad essere utilizzata in legatoria.
In questo articolo splendide copertine di antichi libri rilegati con carte marmorizzate fanno da cornice alla tecnica di marmorizzatura e le sue origini

La marmorizzatura

È una tecnica artigianale di decorazione della carta che si esegue disponendo macchie di colore sulla superficie di un liquido colloso e consiste nel riprodurre su foglio, forma e colore tipici dei marmi, da cui il nome, e più in generale di elementi presenti in natura.

Antica copertina in carta marmorizzata policroma del genere peigné ondulé. 
Dorso rinforzato con un lembo cartaceo blu provvisto di tratti diagonali neri e grigi

Copertina in carta marmorizzata policroma del genere peigné ondulé.
Dorso rinforzato con un lembo cartaceo blu provvisto di tratti diagonali neri e grigi. Angoli ricurvi. Le caratteristiche del volume e le note tipografiche inducono ad attribuire la legatura al primo quarto deal secolo XVIII, verosimilmente eseguita in Emilia.

Per ottenere la carta marmorizzata si utilizza dunque una vasca, della grandezza idonea al foglio di carta che vogliamo decorare, in cui si versa acqua e una sostanza addensante.

La carta marmorizzata veniva realizzata in antichità con licheni marini (o lichene d’Irlanda: si bolle il lichene marino in acqua e si filtra la soluzione ottenuta).
Le ricette comunque sono tante, tutte reperibili sul web, e prevedono sostanze collose diverse: dalla gomma adragante, gomma arabica, fino alla più moderna metilcellulosa (colla da parati).
Sopra questa soluzione si lasciano cadere i colori (generalmente a olio* ma si adoperano anche tempere, chine, acrilici e inchiostri tipografici) e intercalando, in alcuni casi, piccolissime dosi di fiele di bue che serve per spandere e tenere separati i colori lasciando visibile alla fine, il fondo cartaceo.

Come si creano queste magnifiche texture

Il metodo della marmorizzatura si basa quindi sul fatto che il colore galleggiando sulla superficie di un liquido colloso, può essere modellato con l’ausilio di bastoncini, pettini e altri utensili creando le forme desiderate.
Nel momento in cui il decoro è completo viene trasposto su carta adagiando delicatamente il foglio sul pelo dell’acqua. In questo modo l’intera decorazione viene assorbita dalla carta.
Si solleva poi il foglio facendolo scivolare sul bordo della vasca (o su una stecca) per eliminare l’eccesso di colore e colla; si lascia riposare per un po’ e infine viene steso ad asciugare.

*I colori ad olio e la trementina risultano per la loro natura insolubili in acqua e costituiscono la sostanza da veicolare sulla superficie del foglio da marmorizzare, mentre il fiele di bue ha una funzione tensioattiva, ovvero permette di rompere parzialmente la tensione superficiale dello specchio d’acqua.

Sguardie in carta marmorizzata a occhio di pavone del 1735

Carte di guardia (o sguardie)
in carta marmorizzata a occhio di pavone, 1735

Si possono ottenere carte marmorizzate monocrome e policrome e molteplici tipologie di decorazione che si possono raggruppare in due principali categorie:

  • marmorizzato semplice (o caillouté) con macchie irregolari globose, da cui derivano diversi tipi di decoro che prendono il nome di venati, granito, marmo, agata, pietra, onda, occhio di tigre, ecc.;
  • marmorizzato pettinato, la cui caratteristica consiste nel tirare con un bastoncino, i colori spruzzati sul bagno colloso e lavorarli con pettini, generalmente di metallo e di diverse misure, che trascinati in vario modo consentono di ottenere motivi pettinati dritti, ondulati, a conchiglia, a coda di pavone, a foglia di quercia e così via.
Due antiche carte marmorizzate

Carte marmorizzate antiche: da sinistra, carta marmorizzata pettinata policroma e carta marmorizzata monocroma; in basso: copertina in carta marmorizzata policroma con dorso in pelle

Antica copertina in carta marmorizzata policroma con dorso in pelle

Le origini

Un foglio di carta decorato con la tecnica del Suminagashi

I riferimenti a questo tipo di tecnica sono tanti e molto antichi pur non avendo più i relativi esemplari.
In Cina ad esempio, sono attestate carte decorate, eseguite con colori in sospensione su acqua, nel VI secolo; il più antico frammento del genere giunto fino a noi però, è giapponese: conservato a Kyoto e risale al 1118.
Il procedimento tecnico, chiamato in giapponese suminagashi (inchiostro che fluttua sull’acqua), è tanto semplice ed efficace da essere rimasto invariato nel tempo.

Attraverso l’India e la Persia queste carte giungono in Turchia, dove la tecnica di lavorazione (denominata Ebru), si evolve, poiché gli artigiani turchi rendono gelatinoso il liquido di supporto, migliorando il risultato. Con l’aggiunta di gomma adragante, ottenuta da piante della specie degli astragali, l’acqua assume infatti, una consistenza gelatinosa che offre maggiore stabilità al colore.
È proprio con il nome di carte turche (così figurano nei cataloghi di vendita dei Remondini per l’anno 1762) che le carte marmorizzate conquistarono, dal Seicento, il favore dell’Europa, dove sono inizialmente utilizzate per farne fogli sui quali scrivere, come in tutto l’Oriente, e poi per la legatura.

Carta marmorizzata con testo arabo

Testo in arabo su carta, calligrafia rayhan con marcatori testuali in forma di rondelle rosse su carta marmorizzata (Ebru) policroma; cm 26,50 x 36,50

Presso gli Ottomani l’Ebru (nuvola / simile ad una nuvola [ndr]) veniva utilizzato come foglio di guardia dei libri e nella confezione di “Murakka Kıta” ovvero cartoni fatti a mano e ricoperti di carta, su cui scrivevano i calligrafi. Gli esemplari più antichi in nostro possesso sono quelli del 1447, esposti nella biblioteca del Palazzo di Topkapı, insieme con il testo del “Malik-i Deylemi” del 1554.
Durante l’Impero Ottomano, un testo del 1608 intitolato “Tertib’i Risale’i Ebri” trattava della tecnica Ebru e dal contenuto risulta che esistevano anche altri scritti sulla materia, ma non sono pervenuti fino a noi.
L’Ebru era anche utilizzato nei documenti importanti e nelle carte valori, perché faceva apparire subito cancellature e raschiature. Inoltre, quaderni realizzati con tutte le pagine di carta marmorizzata venivano offerti dal Palazzo Imperiale alle famiglie reali d’Europa e agli ambasciatori stranieri presenti ad Istanbul, suscitandone l’ammirazione. Da allora, grandi quantità di carta marmorizzata e di quaderni realizzati con essa sono stati spediti e si spediscono ancora da Istanbul in Europa.
TURCHIA – Ufficio cultura e informazioni, Roma

Curiosamente, questa tecnica orientale viene conosciuta prima in Francia che a Venezia, nonostante vanti intensi rapporti commerciali con la Turchia: in effetti sembra probabile che a Venezia si conoscesse il manufatto e non le tecniche per produrlo. Benché i primi a produrre questo tipo di carte in Europa siano stati i tedeschi e gli olandesi, è la Francia che se ne arrogò la paternità, tanto che nei cataloghi di fine Ottocento, vengono indicate come carte francesi.
Macé Ruette, legatore di Luigi XIII attivo dal 1603 al 1637, fu il primo ad usarle come fogli di guardia e gli è stata attribuita l’invenzione della carta marmorizzata a pettine e della marmorizzazione dei tagli dei libri.

Antica copertina realizzata con carta marmorizzata in diversi colori

Copertina in carta marmorizzata policroma, 1768

Antica copertina realizzata con carta marmorizzata sulla tonalità del rosso mattone

Antica copertina in carta marmorizzata policroma

Antica copertina realizzata con carta marmorizzata, tonalità blu

Le carte marmorizzate si affermano dunque con grande successo in tutta Europa a partire dagli ultimi decenni del Seicento.
I colori più usati erano rosso, blu, ocra, verde e nero, ricavati rispettivamente da legno del Brasile, indaco, orpimento, blu e giallo mischiati insieme, nerofumo.

Copertina in carta marmorizzata policroma, 1875;
in basso a destra: Copertina in carta marmorizzata policroma, 1870

Talmente belle da essere riprodotte in stampa

Già nel corso del ‘700 si cominciano però a riprodurre xilograficamente come dimostrano alcuni rari campionari. Nell’articolo Antico campionario di carte decorate del ‘700 si possono visualizzare diversi campioni sotto la voce Marmoreggiata in forma comune ma l’attività produttiva artigianale rimane comunque molto presente in tutti i paesi europei e, nel XIX secolo, la fabbricazione industriale dei colori ha di fatto consentito nuove sperimentazioni tecniche e una maggiore varietà di decori.

Antica copertina realizzata con carta marmorizzata, tonalità verde

Col passare del tempo però, le tecniche di stampa si sono affinate producendo carte molto simili a quelle artigianali e ciò ha portato inevitabilmente ad una lenta e progressiva diminuzione della produzione di carte marmorizzate artigianali.

Nel XX secolo tuttavia, sono tornate ad essere apprezzate sulla scia delle attività promosse da William Morris (e dal movimento Arts and Crafts) che, come sappiamo, considerava l’artigianato la vera espressione del lavoro dell’uomo e dei suoi bisogni, disprezzando invece la pessima qualità dei prodotti industriali. E oggi continuano ad esserci piccoli artigiani (ma grandi nella loro opera) che continuano a produrla grazie alla riscoperta di attività artigianali come il cartonaggio.

La marmorizzatura è una tecnica affascinante che richiede una manualità straordinaria e garantisce l’unicità dei pezzi creati poiché sono talmente tante le variabili che intervengono durante la lavorazione che sarebbe impossibile produrre due fogli uguali. 

Deianira, carta marmorizzata realizzata a mano

Antica carta di guardia marmorizzata, a marmo, tonalità marrone-verde

Carta di guardia marmorizzata policroma a marmo, 1783

Antica carta di guardia marmorizzata a occhio di pavone, tonalità rubino

Carta di guardia marmorizzata policroma a occhio di pavone (o a chiocciola),
Spagna, 1776

Antica carta di guardia marmorizzata a occhio di pavone, tonalità giallo-blu-rosso

Carta di guardia marmorizzata policroma a occhio di pavone (o a chiocciola),
Londra, 1843



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