Calligrafia: Corsivo, Cancelleresca, Italico, Italics

Il corsivo italiano e le sue innumerevoli definizioni
pagina intera tratta dal manuale di scrittura di Vespasiano Amphiareo sulla Littera bastarda

Corsivo
Cancelleresca
Italico
Italics
Che gran confusione!

Tutti noi, fin fa piccoli, impariamo a scrivere in “corsivo” (spesso con l’esempio di un bell’alfabeto tondeggiante e dritto) e in “stampatello”.

Carattere rotondo tracciato a pennino

Lo stampatello si deve scrivere esattamente come lo vediamo sui libri, mentre il corsivo, col tempo, può assumere forme diverse, personalizzate, diventando la grafia personale di ognuno.

Che sia tonda, obliqua, spigolosa o uno scarabocchio, leggibile o meno, poco importa, è comunque una scrittura corsiva che si distingue nettamente dallo stampatello. Ma parliamo di grafia, non di calligrafia.

Scrittura italiana, corsivo

Scrittura italiana

Cosa crea tanta confusione?

Chi si approccia allo studio della calligrafia ossia allo studio degli antichi stili di scrittura, a volte si trova ad osservare esempi di calligrafie molto diverse definite come Italico, poi magari trova qualcosa di simile ma definita come Italics e infine si potrebbe trovare di fronte alla Cancelleresca, alla Cancelleresca corsiva e al Corsivo inglese che è tutt’altra cosa, ed ecco che aumenta la confusione.
Non sono esperta in paleografia ma spesso mi chiedono spiegazioni sulle differenze tra questi tipi di scritture. Proviamo a fare chiarezza?

Scrittura Cancelleresca tracciata in due modi diversi dallo stesso calligrafo contemporaneo

Cancelleresca – Jean Larcher; gouache; particolari dalla serie “San Giuseppe da Copertino”

Cominciamo subito a leggere la definizione del termine corsivo:

L’Enciclopedia Treccani scrive:

Corsivo agg. e s. m. [lat. mediev. cursivus, der. di currĕre «correre», supino cursum]. – 1. agg., ant. Che corre o scorre: acqua c.; moneta c., moneta corrente. 2. agg. e s. m. a. Riferito a scrittura, carattere c., o assol. corsivo s. m., la scrittura comunemente adottata nello scrivere a mano (contrapp. per es. allo stampatello).

In paleografia, detto di molte scritture, caratterizzate dal tratteggio celere e inclinato che spesso unisce le lettere vicine; frequenti nell’uso ordinario e nei documenti, si differenziano da quelle librarie, che hanno tratteggio diritto e calligrafico.

In tipografia, carattere c., quello che ha l’occhio delle lettere inclinato verso destra, introdotto dall’editore veneziano Aldo Manuzio al principio del sec. 16° e derivato dalla scrittura della cancelleria romana (perciò detto anche corsivo romano, oltre che aldino e italico); accanto alla serie del corsivo chiaro, che è quello comune, di cui è dotato ogni tipo o stile di caratteri nei varî corpi del tondo corrispondente, si può avere anche la serie del corsivo neretto (e, più rare, quelle del corsivo nero e nerissimo).

Stampatello: Carattere di scrittura a mano, a lettere staccate, che imita il carattere della stampa: si distingue talvolta tra s. minuscolo (che imita il carattere minuscolo tondo della stampa) e s. maiuscolo (quello di uso più comune), a lettere tutte maiuscole staccate.

Scrittura Cancelleresca, tracciata a pennino

Cancelleresca – Julian Waters

I corsivi in calligrafia sono le scritture a mano
caratterizzate dal tratteggio celere e inclinato
che spesso unisce le lettere vicine

La parola corsivo quindi, non identifica nessuno stile di carattere: la Cancelleresca è un corsivo, così come il Copperplate, meglio conosciuto come Corsivo Inglese, l’American cursive, lo Spencerian ma vale anche per tutti quegli stili gestuali realizzati con pennelli, pennarelli, tiralinee, cola-pen, automatic pen, ecc., così come per la cosiddetta Cancelleresca espressiva.
Sono tutti corsivi.

Opera calligrafica con scrittura espressiva

Scrittura gestuale o Espressiva – Mehtap Uygungöz

Scrittura Cancelleresca tracciata in modi diversi, sia come spaziatura che come spessore del tratto, dallo stesso calligrafo contemporaneo

Cancelleresca – John Stevenson


Cancelleresca = Italico = Italics

La Cancelleresca nasce in Italia nel Rinascimento (qui potete leggere un articolo specifico sulla Cancelleresca) e il nome deriva dal fatto che questa scrittura veniva utilizzata per lo più nelle cancellerie.

È il primo corsivo “calligrafico” della storia della scrittura, utilizzato anche nella produzione libraria. È il corsivo per eccellenza e da questo deriveranno tutti gli altri. Per questo motivo, a mio parere, parlare di Cancelleresca corsiva, è pittosto ridondante.

Più tardi, alcuni studiosi la citano come scrittura italica (ossia dell’Italia antica) perché ebbe una tale diffusione anche oltre confine, da essere identificata col paese di provenienza quindi i due termini si equivalgono.
Nei paesi anglofoni ovviamente diventò Italics.

Il Cambridge Dictionary, alla voce italics scrive:
a style of writing or printing in which the letters lean to the right.
Uno stile di scrittura o di stampa in cui le lettere sono inclinate a destra.

Italic sui nostri computer

Anche la stampa o meglio la tipografia, contribuisce ad aumentare la confusione: con il termine Italic viene indicato lo stile “corsivo”, in questo caso inteso come carattere che imita la scrittura a mano e sui nostri computer possiamo addirittura rendere “corsivo” quasi ogni tipo di carattere.

Non voglio addentrarmi in questo argomento che sarebbe piuttosto lungo, ma per capire meglio, ricordo solo che nel 1455 venne introdotta la stampa a caratteri mobili da Gutemberg e nel 1501 l’editore italiano Aldo Manunzio fece incidere da Francesco Griffo un intero alfabeto riprendendo proprio i tratti della scrittura a mano, leggermente compressa e inclinata a destra, diffusa fra gli umanisti e nelle cancellerie dell’epoca: la Cancelleresca appunto. Egli la reinterpretò e adattò alle esigenze del processo di stampa, pur mantenendo un certo numero di legature e creando diverse varianti pertanto le lettere «bellissime […] pareno scritte a mano» (Supplica al Senato, 17 ottobre 1502: Venezia, Archivio di Stato).

E a proposito di Cancelleresca (o Italico), potrebbe capitare di vedere scritture apparentemente diverse sotto questo nome (come potete vedere dalle immagini inserite appositamente in questo articolo) ma dobbiamo tener conto che ebbe una grande diffusione anche grazie alla sua velocità di esecuzione e che molti calligrafi dell’epoca pubblicarono dei manuali su come tracciarla. E ognuno lo fece mettendoci qualcosa di suo, esattamente come succede oggi, perché, alla fine, ogni mano è diversa dall’altra.

Inoltre la Cancelleresca nella sua fisiologica evoluzione, nel tempo, ha prodotto numerose varianti alcune delle quali hanno raggiunto una propria personalità e diffusione.
In questi casi si parla di scrittura Cancelleresca Bastarda.
Di seguito tre esempi estremamente diversi tra loro:

Esempio di scrittura Cancelleresca Bastarda storica

Littera bastarda – Vespasiano Amphiareo

Dettaglio della scrittura Bastarda Cancelleresca

Littera bastarda – Vespasiano Amphiareo (dettaglio)

Scrittura Bastarda Cancelleresca in uso in Francia

Cancelleresca bastarda francese – Charles Paillasson

Esempio di Scrittura Cancelleresca cresciana o bastarda

Giovanni Francesco Cresci, da “Il perfetto cancellaresco corsivo”, 1579

Spero di essere riuscita a chiarire qualche dubbio ma se persiste ancora qualche perplessità, scrivetemi e proverò ad approfondire ulteriormente.


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